Era Sabato 28 Gennaio 2017, intorno alle 9 di mattina, a Torino nevicava ed io stavo guidando verso la Val di Susa. Mi aspettava una giornata intensa: un rito sciamanico in un vecchio casolare immerso nella natura. La mia curiosità e il mio spirito di avventura mi avevano nuovamente trascinato lontano e io mi sentivo pieno di vita, solleticato dal fremito inconsapevole dell’incertezza. Decisi di fermarmi in un Autogrill per prendere un caffè e fumarmi una sigaretta. All’uscita del bar, mi si avvicina un uomo. Ha lo sguardo gentile, tiene in mano un cartello con scritto “Frejus” e con aria amichevole mi chiede se posso dargli un passaggio fino all’area di ristoro successiva. Io che, sono diffidente di natura, tentenno un attimo, lo scruto attentamente ma, qualcosa mi dice che mi posso fidare. Accetto, e dal tragitto tra l’Autogrill di Caselle e quello di Rivoli, il misterioso autostoppista mi racconta la sua storia. Entriamo immediatamente in sintonia. Miran, questo è il suo nome, mi dice che in Slovenia è molto conosciuto e che ha fatto dell’autostop la sua più grande passione. Ha addirittura aperto il “Museo dell’autostop” ed è stato intervistato da molte emittenti televisive e giornali europei. Rimango folgorato da questo incontro, vorrei ascoltare ancora qualche altro aneddoto ma è il momento di salutarsi. Ci stringiamo la mano e ci scambiamo i contatti. La sera stessa, io ritornavo a casa dalla mia iniziazione sciamanica e lui era già a Parigi a festeggiare con dei suoi amici.
Dopo molti anni, ho deciso di intervistare Miran Ipavec e divulgare le sue imprese e la sua storia. Miran ha subito accettato l’invito e mi ha donato il suo tempo per raccontarsi con molta generosità.
Com’era la tua vita prima di iniziare a girare l’Europa in autostop?
Ho iniziato a fare autostop abbastanza tardi, avevo 25 anni, probabilmente l’età nella quale uno dovrebbe smettere di farlo. Prima di iniziare avevo adempiuto a tutti i miei “doveri”: avevo ultimato i miei studi, finito il servizio militare e svolto il praticantato di un anno presso un commercialista di un’impresa edile. Vivevo ancora appieno la mia gioventù, spensierato ed entusiasta come un ragazzo dovrebbe essere. Mi piacevano le lingue straniere, giocavo a scacchi, a pin pong e collezionavo cucchiaini di gelato, zuccherini, palline da ping pong e tante altre cose…
Quando hai cominciato la tua avventura da “hitch-hiker” e cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso?
Ho iniziato precisamente il 14 Settembre 1984. Il giorno dopo ci sarebbe stato il famoso concerto dei Queen a Milano, decisi di andarci. Prima di partire, mia madre mi chiese quando sarei tornato, io gli dissi sorridendo: “non ti preoccupare, ritorno l’anno prossimo” e così fu. Dopo 8.300 chilometri fatti col pollice alzato, andai in Francia a fare la vendemmia. Avrei dovuto iniziare un lavoro in un hotel di Parigi ma saltò tutto. Con pochi soldi in tasca decisi di andare dove faceva più caldo e la vita era meno cara, optai per la Spagna. Era perfetto! A volte dormivo sotto gli aranci o in tenda sulla spiaggia: ero io, il mare e un libro spagnolo a farmi compagnia. Dopo mi spostai nuovamente in Francia, in Benelux e in Germania. Ritornai a casa il 12 Gennaio 1985. Finalmente avevo le idee chiare, quella era la vita che faceva per me e volevo viverla il più a lungo possibile.
Dagli inizi ad oggi, hai notato una differenza nell’approccio con le persone che incontri e nel mondo che osservi durante i tuoi spostamenti?
Faccio autostop da 36 anni e non vedo molta differenza dai miei inizi. Sia allora che adesso, si fermano solo le persone buone. Prima forse era un po’ più facile trovare un passaggio perché fare autostop era più usuale, c’era una vera tradizione e gli autisti ti caricavano volentieri perché lo avevano fatto a loro volta quando erano militari o studenti e, sapevano cosa significava aspettare ore ed ore sotto il sole o la pioggia. Adesso le strade sono migliorate, le macchine corrono più veloce, i confini europei sono spariti ma la gente buona esiste ancora. Questa è la ragione per cui non ho ancora messo il mio zaino in un angolo.
Mi puoi parlare dei tuoi record?
In questo momento ho tre record europei: 10 stati visitati in 1 giorno, 31 stati in 10 giorni e la maratona di 42 stati raggiunti in 20 giorni e 17 ore. Ho anche visitato 7 capitali europee che iniziano con la lettera “B” in 4 giorni e 13 ore, percorrendo 3.900 Km. I chilometri totali che ho percorso in autostop sono 510.650, 10.650 solo quest’anno. Il 1 Aprile avrei voluto cominciare dall’ Islanda il mio nuovo record: 47 stati europei in 30 giorni ma, causa “corona virus”, sarò costretto a posticipare la mia impresa. Molti legano la figura dell’autostoppista alla figura di un vagabondo nullafacente, non è il mio caso. Ho sempre lavorato e finanziato la mia passione. Un giorno, il destino ha voluto che, facendo autostop, incontrassi un imprenditore di Pordenone. Con il suo amico abbiamo aperto un’attività con 6 operai. Dopo 20 anni, i dipendenti erano 64 ma la crisi nel settore automobilistico ci ha costretti a tagliare posti di lavoro ed infine a chiudere. Dal 2002 al 2006 sono stato il sindaco di Kanal (Canale d’Isonzo). Non ho mai smesso di fare autostop, neanche quando ero sindaco. Per il fine settimana andavo ad Amsterdam, Londra, Danimarca, Ucraina e mi organizzavo per raggiungere qualche nuovo record, visto che conoscevo bene tutta l’Europa ed ero abituato a viaggiare di notte.
Il tuo libro “Hitchhiking Tales from European Roads” verrà ristampato e tradotto in italiano, puoi dirci quando uscirà e su quali piattaforme si potrà acquistare?
Il libro è stato già tradotto in inglese e tedesco ma è ormai sold-out e deve essere ristampato. Ora è stato tradotto in italiano e verso Maggio verrà pubblicato. Racconto le storie più belle della mia carriera da autostoppista. A Maggio uscirà anche il mio secondo libro in sloveno sul mio record di 42 stati in 500 ore. Sulla mia pagina Facebook , pubblicherò tutte le informazioni per acquistare i miei libri.
Cos’è per te la “Libertà” ?
Per me la libertà non significa solo viaggiare, ripetendo il mantra che il lavoro fisso non vale a niente e che bisogna godersi la vita. E’ importante essere responsabili e rispettare il lavoro degli altri ed essere grati se abbiamo l’opportunità di viaggiare. La libertà assoluta per me è: prendere lo zaino, 50 euro in tasca e percorrere 5.000 chilometri, lontano, senza sapere dove dormirò e cosa mangerò, consapevole che con l’energia positiva tutto andrà bene e i problemi si risolveranno da soli.
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Miran Ipavec vi aspetta a Canale d’Isonzo in Slovenia, nel primo museo dell’autostop al mondo, “Hitchhikers Museum”, dove sono esposti vari oggetti e curiosità accumulate in tutti i sui viaggi per l’Europa: carte geografiche, libri, bandiere, fotografie, etc… Grazie al museo che lui stesso ha fondato, molte TV, radio e giornali lo hanno intervistato facendolo conoscere al pubblico.
Tra la prima e l’ultima parola di questa intervista, il mondo è cambiato. Il “Corona virus” è diventato una pandemia e ci ha travolto in ogni aspetto della nostra vita. Io mi trovo in Italia, uno dei paesi più colpiti. Ho deciso di pubblicare questa storia, per raccontare uno stile di vita che risulta ormai lontano, ora che siamo costretti ad evitare ogni contatto fisico mentre molti paesi europei, stanno chiudendo le proprie frontiere. Sogno un’Europa, dove si possa nuovamente viaggiare e condividere le proprie storie. Sogno un mondo che abbia ancora il coraggio di costruire e percorrere nuove strade.
LINK per seguire Miran Ipavec: